Come fa Google a valutare e misurare ogni giorno la qualità di un contenuto online? Semplice, tramite Google EAT!

Se sai l’inglese, mi spiace deluderti, “EAT” non sta per “mangiare”, ha tutt’altro significato. È un paradigma ideato da Google per valutare la qualità di un contenuto web ed è basato su: esperienza, autorevolezza e affidabilità.

Conoscerlo ti permette di creare articoli e pagine web che vengano ben valutate da Big G, e in particolare dai Quality Raters, le persone all’interno di Google che giudicano l’utilità (l’utilità, hai letto bene) degli articoli online.

Scopriamo tutti i dettagli in questo articolo.

Google EAT: qualità è sinonimo di utilità?

Google EAT: linee guida per migliorare la qualità dei tuoi contenuti web

Il nuovo metodo di ricerca della qualità delle pagine è stato introdotto da Google nel 2015. Google EAT si è poi fatto strada tra le linee guida per i quality raters modificando, o meglio, arricchendo il documento che serve a orientarne il lavoro.

Google definisce che ci sono alti valori E-A-T in pagine e siti web di tutti i tipi, persino in quelle Q&A; perché anche (o forse soprattutto) nelle informazioni scritte nei forum e all’interno di discussioni si possono trovare risposte su argomenti specifici e quindi interessanti.

Ma cosa significa davvero E-A-T?

Expertise è l’Esperienza che chi scrive deve dimostrare di possedere rispetto alla materia di cui sta parlando. La padronanza di argomento nasce proprio dall’aver affrontato più volte lo stesso tema durante la propria carriera professionale.

Authoritativeness significa Autorità, ma nel caso di contenuti online meglio parlare di autorevolezza. Chi crea contenuti è autorevole quando è riconosciuto, quando la comunità lo identifica esperto in un settore, quindi un ottimo conoscitore della materia di cui scrive.

Trustworthiness sta per Affidabilità, un concetto strettamente legato allo scopo per cui un sito pubblica determinati contenuti. Si evitano, in tal senso, informazioni false, poco accurate o create per darsi visibilità, senza scopo ne fine utili all’utenza.

Cosa cerca di fare e di dirci Google? Semplicemente che ciò che si cerca online è coerente secondo questi 3 parametri. .

Google EAT: il paradigma “perfetto”

Per spiegare il paradigma di Google EAT è utile chiarire cosa intende Google.

The purpose of the page is the reason or reasons why the page was created […]

Remember that the first step of PQ rating is to understand the true purpose of the page.

Appare chiaro come il primo step sia quindi definire lo scopo della pagina (purpose). Il fine utile. In effetti solo contenuti davvero validi possono rispondere ai perché delle domande su Google e quindi offrire un supporto di qualità alle persone impegnate nella ricerca di informazioni.

E come si giudica un contenuto di esperienza, affidabile e autorevole? La SERP (Search Engine Results Page) di Google adotta un metodo, una sorta di procedura attraverso la quale un contenuto viene misurato, giudicato, classificato e indicizzato.

La prima azione è una scansione da parte di un software (crawler) che in modo automatizzato fa uno screening del contenuto. La seconda azione comprende un’ottimizzazione da parte di uno spider e viene svolta in relazione a una serie di fattori tra cui la qualità del contenuto.

Va da sé che fin qui sembra tutto robotizzato; ma se i robot di Google non dovessero essere precisi? Può capitare. Ecco perché quando i contenuti riguardano materie più delicate entrano in azione i Quality Raters.

Il ruolo dei Quality Raters

Google EAT: linee guida per migliorare la qualità dei tuoi contenuti web

Come reagiremmo se trovassimo e leggessimo un contenuto indicizzato solo perché giudicato positivamente da un robot?

I Quality Raters non sono robot, ma esseri umani, che controllano, giudicano e modificano manualmente alcune SERP. Agiscono soprattutto sulle pagine di risultati dedicate a temi delicati quali finanza, salute e benessere. Cercano, anzi, setacciano i risultati in cerca di contenuti che non rispondono al paradigma EAT e soprattutto non possono definirsi autorevoli. Rappresentano l’aspetto più umano di Google e il loro lavoro è essenziale.

Anche i Quality Raters ovviamente seguono linee guida per “giudicare” i contenuti online. Ecco quali sono:

  1. Concentrarsi su pagine “belle”, sulla UI e UE e quindi su navigabilità, chiarezza ed esposizione

Attenzione al significato del termine “bellezza” che non ha accezione estetica, ma sottende completezza delle informazioni offerte dalla pagina, navigazione comoda e agevole. Inoltre riguarda pure il contesto in cui nasce la pagina web e quindi ordine, senso di manutenzione e pure un lato estetico finale.

  1. The content is the king!

Attenzione a raccontare sciocchezze! La veridicità dei contenuti è assolutamente la priorità perché una pagina sia ben valutata e posizionata.

È possibile migliorare l’EAT su un sito?

La risposta è sì!

La prima regola per farlo è aggiornarlo. Lavorare su contenuti online con costanza è ciò che li aiuta (e aiuta il sito) a rimanere sempre attuali. Soprattutto nel caso in cui sopravvengono informazioni nuove o diverse. In questo caso quindi si agisce sul purpose, sullo scopo del contenuto che informa l’utente e ha il compito di accrescere la sua conoscenza su un determinato argomento.

Per aumentarne invece l’autorevolezza si possono inserire link ad articoli pertinenti e da fonti autorevoli. Come a voler dare garanzia di competenza rispetto al tema trattato.

In ultimo, lavorare sul branding può aiutare a migliorare l’EAT dei propri contenuti, eventualmente inserendo sul sito certificazioni e accreditamenti ufficiali nel proprio campo d’azione.

Per il tuo content marketing intelligente e interessante

Google EAT: linee guida per migliorare la qualità dei tuoi contenuti web

A questo punto ecco un consiglio e un invito.

Per creare contenuti EAT, ovvero frutto di esperienza, autorità e affidabili, è necessario, prima di tutto, studiare e conoscere l’argomento di cui si sta parlando o si vorrà raccontare.

Anche nel caso di un’azienda, il consiglio che noi esperti di content marketing diamo, è quello di fare e farsi tante domande, sapere il più possibile della storia e dell’attualità della propria realtà soggettiva e di settore, per poi comunicarla con chiarezza e semplicità.

Se in un’azienda esiste chi può svolgere il lavoro di content marketing servirà formarlo sulle basi della SEO, sulla gestione della comunicazione (non solo su canali ufficiali come il sito web), sui social network dove è possibile comunicare ma anche creare campagne di promozione di prodotti e servizi.

Se al contrario questo esperto interno non esiste, ci si rivolge a un’agenzia come la nostra ?

La collaborazione e la cooperazione tra le parti (esterna e interna all’azienda), in ogni caso, sono fondamentali per creare contenuti di valore che siano apprezzati sì da Google, ma soprattutto dagli utenti.

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