“Cultura è apertura della mente, è ricerca, sete di sapere. Cultura è coltivare le proprie passioni, i propri interessi”. La nostra Simona Maj, Web & Graphic Designer in OTO, ci offre uno sguardo molto personale sulla cultura visuale e su come, nel suo lavoro, utilizza gli elementi visuali per raccontare storie ed emozionare.

Ciao Simona! Partiamo subito dalla prima domanda: cos’è per te la cultura e che ruolo ha nella tua vita e nel tuo lavoro?

La cultura per me è curiosità, molla fortissima, che mi spinge verso una continua ricerca. Cultura è apertura della mente, è ricerca, sete di sapere. Non è necessario essere laureati, basta avere voglia di leggere, informarsi, incuriosirsi.
Cultura è coltivare le proprie passioni, i propri interessi. Io ho la fortuna di aver tradotto la mia passione nel mio lavoro e si sa, la curiosità, intesa come acquisizione di nuove conoscenze, è il motore della creatività 😉. Leo Burnett sosteneva che “La curiosità sulla vita in tutti i suoi aspetti è ancora il segreto dei grandi creativi”. Beh, assolutamente d’accordo con te Leo.

Concentriamoci ora sul tema della cultura visuale, sicuramente nelle tue corde 😃 Come la cultura visuale, in quanto campo d’indagine della realtà e di tutte le sue sfaccettature, contamina il settore della grafica e della creatività?

Studiare la cultura visuale significa porre l’accento sulla dimensione culturale delle immagini. Un bravo creativo deve conoscere molto bene il linguaggio visivo. Deve essere curioso, attento e interessato; con una cultura visiva in costante aggiornamento. Educare alla grafica significa educare a questa cultura,
ai codici sottesi di ogni progetto visivo, insegnando a riconoscere come, attraverso font, immagini, forme e colori, si possa trasmettere un messaggio che parla al di là delle parole.

Secondo Georges Salles, celebre curatore e storico dell’arte, “ogni occhio è ossessionato, il nostro come quello dei popoli primitivi”. A ogni istante esso modella il mondo secondo lo schema del suo cosmo”. Da cosa è “ossessionato” il tuo di occhio?

Walt Disney sosteneva “Per avere successo lavora sodo, non mollare mai e soprattutto coltiva una magnifica ossessione”.  Sarò ripetitiva, ma la mia è ancora una volta la creatività.
Il mio occhio è ossessionato da tutto ciò che è creativo. Sono insaziabilmente curiosa e sono alla costante ricerca di ispirazioni! Adoro lanciarmi in nuove esperienze, vivere nuove sensazioni, sperimentare stati mentali che possano alimentare e contagiare la mia creatività.

Cerco di trarre ispirazione da tutto ciò che mi circonda… almeno una volta al giorno aggiorno la cartella “inspire” sul desktop con un’immagine, una frase, un video o una traccia sonora che mi ha colpito ed emozionato.😀

L’arte visuale, come e forse anche più delle altre forme artistiche, riesce a stimolare i 5 sensi e a suscitare sensazioni. Come un graphic designer utilizza gli elementi visuali per trasferire emozioni e raccontare una storia?

Quando lavoro mi piace pensare che sto progettando emozioni. In effetti, lo scopo di tutti i graphic designers e di tutti i creativi è proprio questo: suscitare sentimenti che tengano alta l’attenzione di chi guarda affinché resti nella memoria il più a lungo possibile!
È una bella sfida e la cosa ancora più bella è che non c’è sfida uguale all’altra!
Per emozionare credo bisogna avere una bella dose di empatia, riuscire a comprendere e condividere le espressioni e le necessità degli utenti/clienti a cui ci rivolgiamo. Questo mi permette di fare design che possa far scattare emozioni. Tutto il resto (colori, fonts, immagini e forme)  sono gli strumenti che il designer utilizza per raggiungere l’obiettivo. Una sorta di “cassetta degli attrezzi” dalla quale estrarre la combinazione giusta per far centro nella testa di chi guarda.

Nel mondo digitale valgono altre regole? Tu hai grande esperienza anche nella realizzazione di campagne visuali destinate a eventi, riviste, comunicazione offline. Quali differenze ci sono tra la comunicazione digitale e quella offline?

La cosa più bella e divertente del mio lavoro è riuscire a trovare un’idea che possa essere trasversale su tutti i canali di comunicazione, dall’offline all’online, dalle campagne stampa tradizionali agli eventi, dal packaging ai social. Infatti, per valorizzare la brand awareness di un marchio e dei suoi servizi l’ideale sarebbe far convivere entrambe le modalità, ovvero creare una strategia di comunicazione integrata che possa creare sinergia tra gli strumenti online e offline per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Un creativo che lavora nel mondo della comunicazione deve, frequentemente, scendere a patti con le leggi di marketing. Come riesci a trovare un compromesso in modo da non snaturare il tuo lavoro e la tua creatività, da un lato, e creare contenuti che convertano, dall’altro?

È, in assoluto, la cosa più difficile ma dalla quale non si può prescindere! La creatività fine a se stessa non paga. Bisogna saper comunicare in maniera efficace. Dico sempre che non esiste il concetto di bello o brutto ma dobbiamo soffermarci su cosa funziona o non funziona. Trovare l’idea vincente sta proprio nel far convivere creatività e bisogni del cliente. Ho maturato questa consapevolezza con il tempo e l’esperienza. Anni fa adoravo fare progetti super creativi, uscire dagli schemi, proporre idee alternative. Con il passare del tempo ho aggiunto a questo il focus sul cliente e sugli obiettivi. 

 

Grazie per la chiacchierata, Simona!

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