Prima parte – Introduzione alle soft skills

Iniziamo l’intervista con qualche domanda di riscaldamento sulle soft skills e sui loro effetti nel mondo lavoro.

Quali sono secondo te oggi le soft skills indispensabili per chi lavora o vorrebbe lavorare nel settore digital/tech/startup?

Penso che ci siano soft skills che, pur essendo importanti in qualunque settore, diventano imprescindibili nel nostro. Ne evidenzio tre su tutte: curiosità, proattività e capacità di lavorare in squadra.

Per me curiosità significa voglia di imparare e di scoprire cose nuove, di spingersi sempre un po’ oltre. Le persone curiose non hanno paura di esplorare nuove strade e di sperimentarsi in nuove situazioni, non si preoccupano troppo di sbagliare o di essere giudicati. Essere curiosi ti abitua anche a usare il “pensiero laterale”, a guardare le situazioni da diverse angolazioni uscendo dai soliti schemi mentali, provando a ricercare soluzioni originali ai problemi.

Per me proattività significa non subire passivamente l’iniziativa altrui o l’evolversi degli eventi, non attendere solo istruzioni operative da altri, ma provare e riprovare a fare cose e prendere iniziative, sempre ovviamente commisurate al ruolo alla posizione ricoperta.

Per me lavorare in squadra significa saper ascoltare, saper comunicare, rispettare ruoli e tempi con responsabilità.

Come sono cambiate le soft skills nel tempo? C’è una tendenza?

In un mondo, in un tempo e in un settore come il nostro tutto cambia molto velocemente, e con questo anche le soft skill. Per questo essere curiosi e proattivi è una necessità.

Cosa ha cambiato l’avvento dei social nel processo di selezione? 

On line non esiste più uno spazio privato e uno pubblico. Mi sorprendo quando un candidato si stupisce perchè un recruiter ha guardato i suoi social network prima di un colloquio… e magari era tutto tranquillamente pubblicato come “non privato”. Non ha senso fare la persona super professionale su LinkedIn e poi pubblicare immagini di situazioni imbarazzanti su Instagram e Facebook.

 

Stretta di mano

Seconda parte – consigli pratici da applicare durante il processo di selezione

Passiamo ora ai consigli pratici che secondo Giovanni ti permetteranno di farti notare dai recruiter e spiccare nel mare di candidati ottenendo la posizione che desideri.

Nella tua esperienza di selezionatore noterai che i candidati tendono a commettere gli stessi errori. Quali consigli vorresti dargli?

Due situazioni: CV e colloquio.

Nella scrittura di un CV o nel presentarsi durante un colloquio, a candidati molto giovani che non lavorano ancora o lavorano da poco tempo, suggerisco di indicare nel cv anche quelle piccole esperienze che raccontano qualcosa di loro.

Per esempio la pratica di un’attività sportiva, sia individuale che di squadra, magari svolta anche a livello agonistico, o anche da istruttore, raccontano la capacità di lavorare in autonomia o in gruppo, di gestire situazioni di stress e di collaborare o gestire altre persone.

Così come le attività di volontariato o altre attività artistiche mostrano responsabilità, impegno e costanza nel fare le cose. La lettura e un certo tipo di viaggi dicono della voglia di scoprire e di conoscere.

Nei colloqui vedo a volte candidati che sprecano i primi minuti (i più importanti) per riferirmi informazioni che so già. Evitate di iniziare con “Mi chiamo Giovanni Fucili, ho 47 anni, sono nato a Bergamo, sono laureato in …”.
Se vi chiedo di presentarvi raccontatemi subito quello che devo assolutamente sapere di voi in relazione alla posizione per cui vi candidate!

Altro errore incredibile che a volte vedo: alcuni candidati si presentano non preparati. Io da recruiter mi studio il tuo CV, il tuo profilo LinkedIn, le tue precedenti esperienze lavorative … e tu che sei interessato a lavorare con noi magari non hai nemmeno guardato il nostro sito web. Che interesse dimostri in questo modo?

La cosa che apprezzo di più in un colloquio sono le domande.
Fate domande (purché intelligenti).

Quali errori invece vengono commessi dai recruiter?

Uno degli errori più comuni è proprio focalizzarsi troppo sulle competenze tecniche trascurando le cosiddette soft skills, oppure indagare genericamente le soft skills senza però aver definito a priori quali siano quelle imprescindibili per l’azienda e per la posizione.

Anche le aspettative sono spesso un tema poco indagato nei colloqui di lavoro. Credo sia fondamentale che un’azienda e il suo personale abbiano una visione comune e credo che il progetto dell’azienda debba sposarsi con i progetti professionali dei membri del team.

Un altro errore è quello di cercare una risorsa solo quando se ne ha bisogno, con il rischio poi di selezionare una figura che non si sposa con il progetto lavorativo e con i valori dell’azienda.

Quali caratteristiche dovrebbe avere un recruiter?

Penso che un recruiter debba essere sia una persona analitica che intuitiva.
Per analitico intendo che debba avere la capacità di applicare strumenti e metodologie precise nelle operazioni di selezione.
Per intuitivo intendo che sia in grado di ascoltare e di comprendere le persone con cui viene in contatto andando oltre alle sole parole scambiate.
Non svelerò però qui i miei trucchi ;)

 

Colloquio e lavoro di gruppo

Terza parte – come avviene il recruiting a OTO

Il tuo sogno è entrare in un’agenzia di digital marketing ma non sai come muoverti? Continua a leggere, Giovanni ha dei consigli interessanti per te.

Quali sono secondo te le domande corrette per selezionare un candidato? Vai più sul tecnico oppure preferisci “testare” il carattere con l’idea che la competenza si può sempre acquisire con il tempo?

Il processo di selezione di OTO prevede diversi step. Crediamo sia importante indagare e testare tanto le competenze dei candidati, quanto il loro carattere, le loro aspettative, i loro obiettivi, la loro voglia di migliorarsi e, cosa più importanti, le cosiddette soft skill.

E’ importante per noi includere nel nostro team persone che siano in linea con i nostri valori aziendali e che si riconoscano in modo naturale con il nostro modo di lavorare e di vivere l’agenzia.
Dopodiché le domanda possono anche essere diverse a seconda del tipo di posizione per cui si fa un colloquio.

Cosa noti quando selezioni una risorsa? Ci sono dei “segnali” a cui fai caso, se sì perché?

Come dicevo prima la pratica sportiva è sicuramente un elemento che indago. Non c’è uno sport che dico sia meglio di altri. Sono un appassionato di quasi tutti gli sport e la scelta di una pratica sportiva piuttosto che di un’altra racconta molto del carattere di una persona e delle attitudini e competenze che nella sua pratica possono essere state sviluppate.

Come riesci a mettere a loro agio i candidati durante un colloquio?

Bella domanda! Credo che già l’ambiente in cui li accolgo e le prime parole che pronuncio possano fare la differenza in tal senso. Confesso che a volte mi piace anche metterli un po’ “a disagio” e vedere come reagiscono.

Conclusioni

Speriamo che questa intervista riguardante il lavoro di Giovanni e le soft skill ti abbia fornito nuovi stimoli e ti abbia dato qualche spunto interessante per il tuo prossimo colloquio importante. Speriamo anche che non ti abbia spaventato :)

Continua a seguirci per altri contenuti interessanti!

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