I primi motori di ricerca si basavano su un principio semplice: associare le parole digitate nella barra di ricerca a un elenco di risultati ordinati per rilevanza, determinata soprattutto dalla presenza di keyword e dai link in entrata.
Con il tempo, però, le aspettative degli utenti si sono evolute.
Oggi le persone non si accontentano più di una lista di link: cercano risposte precise, contestuali e immediate. Risposte che risolvano un bisogno specifico. Vogliono soluzioni che tengano conto anche dell’intento di ricerca, della posizione geografica, del dispositivo utilizzato e, sempre più spesso, delle preferenze personali.
È qui che diviene protagonista l’intelligenza artificiale.
L’evoluzione dei motori di ricerca e il ruolo dell’intelligenza artificiale
Gli algoritmi basati su AI e machine learning hanno stravolto i motori di ricerca, trasformandoli da semplici catalogatori di pagine web a sistemi predittivi e proattivi, capaci di comprendere il linguaggio naturale, generare contenuti e fornire risposte sempre più personalizzate.
In alcuni casi, i modelli generativi sono in grado di produrre sintesi di contenuti o testi su misura, adattati alle esigenze dell’utente. Tuttavia, queste risposte non sono sempre perfette: possono contenere errori o informazioni inesatte, fenomeno noto come “hallucination”.
Per questo motivo, è fondamentale che l’output dei modelli generativi sia verificato e ancorato a fonti affidabili, così da garantire agli utenti accuratezza e credibilità.
In pratica, l’AI non sostituisce i tradizionali meccanismi di ricerca e indicizzazione, ma li integra.
Gli algoritmi generativi trasformano la ricerca da un processo basato solo su ranking e keyword in un’esperienza più orientata alla risposta, contestuale e personalizzata: il sistema non si limita a mostrare una lista di link, ma interpreta l’intento dell’utente, seleziona informazioni rilevanti e le restituisce in forma sintetica o organizzata.
In altre parole, l’AI rende la ricerca più intelligente e centrata sull’utente, fornendo risposte immediate e contestuali, senza eliminare il ruolo dei tradizionali motori di ricerca, ma affiancandoli per rendere le informazioni più accessibili e fruibili.
La SEO classica: basi, limiti e attualità
Fino a pochi anni fa, parlare di SEO significava padroneggiare un insieme di tecniche piuttosto definite. L’obiettivo era chiaro: posizionare un sito tra i primi risultati di Google per determinate parole chiave, attirando così traffico qualificato.
I pilastri della SEO classica si possono riassumere in tre elementi principali:
- Keyword:è centrale la scelta delle parole; si analizzano i volumi di ricerca e la concorrenza per individuare i termini più strategici da inserire nei contenuti.
- Backlink: i link provenienti da siti autorevoli sono (e restano) un fattore decisivo per dimostrare credibilità agli occhi dei motori di ricerca.
- Ranking: nella SEO classica tutto ruota intorno al posizionamento nella SERP; più in alto si compare, maggiori sono le probabilità di ottenere clic e conversioni.
Questi elementi hanno plasmato per anni le strategie di marketing digitale e, ancora oggi, mantengono un ruolo importante.
Tuttavia, non bastano più.
Gli utenti cercano risposte. Esperienze rapide e pertinenti, in grado di soddisfare un bisogno immediato.
Parallelamente, i motori di ricerca si sono evoluti per interpretare il linguaggio naturale e per adattarsi a un ecosistema in cui l’AI, gli assistenti vocali e i motori generativi hanno alzato il livello delle aspettative.
La SEO classica rimane quindi un punto di partenza, ma da sola non è più sufficiente: serve un’evoluzione verso modelli di ottimizzazione più avanzati, come GEO e AEO.
L’impatto dell’intelligenza artificiale sulla search
Negli ultimi due anni l’arrivo di motori di ricerca e piattaforme “intelligenti” ha accelerato la trasformazione digitale.
Google con Search Generative Experience (SGE), Microsoft con Bing Copilot e soluzioni emergenti come Perplexity AI hanno ridefinito il modo in cui gli utenti accedono e interagiscono con le informazioni.
Questi strumenti sintetizzano, rielaborano e contestualizzano i contenuti disponibili in rete, proponendo direttamente risposte strutturate.
Significa che l’utente non deve più aprire 10 pagine per orientarsi perché ottiene un output immediato che combina testo, grafici o fonti integrate.
Un ruolo crescente lo svolgono anche gli assistenti virtuali — come ChatGPT, Alexa, Siri o Google Assistant — che portano la ricerca fuori dallo schermo, trasformandola in un’esperienza conversazionale.
Tutti noi oggi possiamo dialogare con sistemi che comprendono il nostro linguaggio naturale e sono in grado di mantenere il contesto nel tempo.
Tutto ciò mette l’utente al centro.
La ricerca, quindi, diventa:
- Conversazionale, perché si sviluppa come uno scambio di domande e risposte
- Predittiva, grazie alla capacità degli algoritmi di anticipare bisogni e suggerire azioni
- Personalizzata, poiché i risultati si adattano sempre più a contesto, intenti e preferenze individuali (pur con i limiti imposti dalla privacy)
Per i brand, questo significa?
Che la visibilità non dipende più solo dal posizionamento organico, ma dalla capacità di fornire contenuti pertinenti, chiari e affidabili, in formati compatibili con i nuovi modelli di ricerca basati su AI.
GEO – Generative Engine Optimization
La Generative Engine Optimization (GEO) rappresenta l’evoluzione naturale della SEO classica nell’era dell’intelligenza artificiale.
La GEO guarda a come i motori di ricerca generativi — ad esempio Google SGE o Bing Copilot — rielaborano e riscrivono i contenuti per proporre agli utenti risposte sintetiche e personalizzate.
La differenza principale è che non si tratta più di posizionarsi soltanto in una SERP, ma di farsi selezionare come fonte affidabile dai sistemi di AI che generano risposte.
Come funzionano i contenuti nella GEO
I motori generativi attingono a un’ampia mole di fonti per creare risposte coerenti, spesso parafrasando, sintetizzando o combinando informazioni.
Significa che un contenuto mal strutturato rischia di venire ignorato o reinterpretato in modo poco efficace.
Al contrario, testi chiari, ben organizzati e autorevoli hanno più possibilità di essere “ripresi” dall’AI.
Strategie GEO per i brand
Per ottimizzare i contenuti in chiave GEO, le aziende possono:
- Strutturare le informazioni in modo chiaro, con paragrafi brevi, titoli e bullet point che facilitano l’estrazione da parte degli algoritmi;
- Integrare dati, esempi e casi concreti, che aumentano la probabilità di venire citati come fonte;
- Scrivere in ottica “user intent”, cioè rispondendo in maniera precisa ai bisogni e alle domande reali degli utenti;
- Curare l’autorevolezza, con fonti affidabili e segnali che infondono fiducia (citazioni, dati verificati, riconoscimenti).
Facciamo un esempio pratico.
Immaginiamo un’azienda che produce colonnine di ricarica per auto elettriche.
Un contenuto SEO classico potrebbe puntare su keyword come “colonnine elettriche” e lavorare su link building per scalare la SERP.
Con la GEO, invece, lo stesso contenuto deve:
- spiegare in modo chiaro i diversi tipi di colonnine
- rispondere a domande pratiche come “quanto tempo serve per ricaricare un’auto elettrica?”
- integrare dati aggiornati e casi d’uso concreti
Così aumenta la probabilità che l’AI lo selezioni come fonte da cui generare la risposta all’utente.
AEO – Answer Engine Optimization
La Answer Engine Optimization (AEO) si concentra su un obiettivo ancora più diretto rispetto alla Generative Engine Optimization (GEO): fornire risposte chiare, pertinenti e immediate alle domande degli utenti.
Gli assistenti virtuali (come Alexa, Siri o Google Assistant) e i motori di ricerca intelligenti puntano a dare la risposta migliore in tempo reale.
In questo scenario, l’AEO diventa fondamentale per rendere un brand visibile, autorevole e utile, proprio nel momento in cui l’utente cerca informazioni.
Cosa cambia rispetto alla SEO classica
La SEO tradizionale premia la densità delle keyword e la capacità di scalare la SERP. L’Answer Engine Optimization (AEO), invece, richiede:
- contenuti ottimizzati in formato Q&A (domanda e risposta), perché gli algoritmi cercano strutture facili da interpretare
- chiarezza e sintesi, evitando testi prolissi o dispersivi
- pertinenza e affidabilità, perché le risposte devono essere precise e verificate, pena l’esclusione dall’output degli assistenti
Strategie AEO per i brand
Per prepararsi a questo nuovo paradigma, le aziende dovrebbero:
- inserire FAQ dettagliate sui propri siti web
- usare markup strutturati (schema.org) per aiutare i motori a comprendere meglio i contenuti
- creare contenuti che anticipino le domande degli utenti, basandosi su ricerche semantiche e conversazionali
- monitorare costantemente come il brand viene citato o riportato nelle risposte degli assistenti intelligenti
Riprendendo l’esempio delle colonnine di ricarica:
- con la SEO classica, l’obiettivo è posizionarsi per “colonnine elettriche prezzo”
- con la GEO, l’obiettivo è fornire contenuti ricchi che possano essere rielaborati dall’AI in un articolo generato
- con l’AEO, invece, è importante dare risposte dirette come: “Quanto costa installare una colonnina elettrica a casa?”, oppure, “Qual è la differenza tra ricarica veloce e ultra veloce?”
Così l’utente riceve subito un’informazione utile, aumentando la probabilità che riconosca il brand come esperto di riferimento.
Oltre GEO e AEO: altre evoluzioni da monitorare
La trasformazione dei motori di ricerca non si ferma alla Generative Engine Optimization e all’Answer Engine Optimization. Il panorama digitale è in continua evoluzione e ci sono altri trend che stanno ridefinendo l’esperienza utente e le strategie di visibilità online.
Vediamone alcuni.
Ricerca multimodale
I motori di ricerca stanno diventando sempre più multimodali, ossia capaci di interpretare input diversi – testo, immagini, voce e persino video – in maniera combinata.
Strumenti come Google Multisearch, ad esempio, permettono di scattare una foto a un prodotto e abbinarla a una query testuale, aprendo scenari di ricerca e-commerce completamente nuovi. Questo significa che i contenuti dovranno essere ottimizzati non solo a livello testuale, ma anche visivo e sonoro.
Personalizzazione e intent detection
Gli algoritmi basati su AI cercano di capire l’intento reale dell’utente. La capacità di rispondere nel modo più pertinente sarà sempre più decisiva.
Inoltre, la personalizzazione porta la ricerca ad essere cucita su misura: due utenti che digitano la stessa query possono ricevere risultati diversi, in base alla loro posizione geografica, cronologia e preferenze.
Integrazione tra search, social e commerce
Un altro fenomeno emergente è la contaminazione tra motori di ricerca, social media e piattaforme di acquisto. Oggi i giovani cercano informazioni direttamente su TikTok o Instagram, e strumenti come Amazon Search diventano veri e propri motori verticali.
Un tale scenario porta le aziende a pensare a una strategia più integrata, in cui la visibilità non si limita più solo su Google, ma anche sugli ecosistemi social e di vendita online.
La SEO è morta?
La SEO non è morta: si è trasformata.
Come abbiamo visto, oggi, non basta più “posizionarsi” nei risultati di ricerca: è fondamentale essere rilevanti, tempestivi e utili in un ecosistema digitale guidato dall’intelligenza artificiale.
Per le aziende questo significa ripensare la propria strategia: dalla scelta dei contenuti al modo in cui vengono distribuiti, fino alla capacità di anticipare i bisogni degli utenti.
È il momento giusto per chiedersi: la mia presenza online è pronta per i motori di ricerca intelligenti?
Un audit o una consulenza mirata può essere il primo passo per scoprirlo e costruire una strategia in linea con le nuove regole della ricerca digitale.
OTO Agency supporta le aziende in questa evoluzione
Il passaggio dalla SEO classica a strategie come GEO e AEO non è immediato: richiede una comprensione profonda delle dinamiche di ricerca, delle tecnologie emergenti e del comportamento degli utenti.
Per accompagnare le aziende in questo cambiamento, serve un approccio consulenziale strategico che sappia:
- analizzare lo stato attuale della presenza digitale
- identificare gli obiettivi più rilevanti in base al contesto
- applicare metodologie e strumenti aggiornati per ottimizzare contenuti e strategie di comunicazione.
In questo modo, i brand possono ottenere vantaggi concreti: contenuti più efficaci, esperienze utente più pertinenti e una visibilità coerente nei motori di ricerca di nuova generazione.
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