Il motivo per cui ho condotto questa ricerca, nasce dalla mia esigenza di comprendere il perché molti buoni propositi restano tali solo sulla carta e non si trasformano in azioni.

Perché se è vero che la motivazione è il carburante che porta al raggiungimento dei nostri obiettivi, come mai non riusciamo a trovarla o a mantenerla nel tempo?

Lo scopo della mia ricerca è, quindi, quello di trovare un metodo o un sistema di regole che possa aiutare me e chiunque altro a trovare e mantenere viva la motivazione.

Non solo.

La motivazione è uno degli ingredienti principali per tutti coloro i quali desiderano far crescere il proprio personal brand.

Se sei un libero professionista, un manager o un imprenditore e desideri sapere perché l’ultimo post che hai pubblicato sui social risale ad un mese, questo articolo fa proprio al caso tuo.

Etimologia

Cos’è la motivazione?
Cosa spinge le persone ad agire?
Perché ci sono persone motivate e persone meno motivate?
Come influisce la motivazione nel proprio personal branding?

motivus → da motus, part pass di moveo

La motivazione è considerata come l’insieme dei motivi che ci spingono ad agire per raggiungere i nostri obiettivi.

Esistono diverse teorie e studi sulla motivazione che cercano di spiegare i motivi che originano il comportamento degli individui e i processi che lo attivano.

 

1. La gerarchia dei bisogni di Maslow

Secondo questo modello gli individui agiscono per soddisfare le proprie esigenze e i bisogni che sperimentano nella vita quotidiana.

In che modo si incentiva la motivazione nel tuo personal branding

Un bisogno nasce quando si percepisce la differenza fra una situazione (presente o futura) e uno stato desiderato e si prova una tensione che si cercherà di ridurre.

Quanto un bisogno cessa di esistere, termina di conseguenza la motivazione.

 

2. Modello ERC di Alderfer

Quest’approccio rappresenta una variante a quello precedente.

Infatti Alderfer riduce la classificazione dei bisogni a tre categorie principali:

  • Esistenziali, che comprendono quelli fisiologici e di sicurezza;
  • Relazionali, che si riferiscono ai bisogni di appartenenza;
  • Crescita, che includono i bisogni di stima e autorealizzazione.

 

3. Teoria del achievement-power-affiliation di McClelland

Secondo quest’approccio le motivazioni sono riconducibili ad emozioni ordinate secondo una gerarchia di intensità e di importanza.

I tipi di motivazioni sono essenzialmente tre:

  • Il senso di successo e di riuscita, cioè il bisogno di portare a termine un compito con successo.
  • Il bisogno di potere è il bisogno di imporsi sull’attenzione altrui, di stabilire e mantenere il proprio prestigio o potere.
  • Il bisogno di affiliazione è collegato al bisogno di appartenenza a gruppi presenti nella società.

 

Dunque, se i bisogni primari hanno a che fare con la sfera della sopravvivenza (ho fame allora mi procuro il cibo, quindi vado a caccia perché motivato dalla fame), i bisogni secondari a quali dinamiche sono soggette?

I meccanismi di motivazione secondaria sono di tipo psicologico-cognitivo (ad esempio le ideologie, i valori etici e religiosi, i modelli sociali, etc.) e sembra essere molto raro che una certa condotta sia il risultato diretto ed esclusivo di una sola spinta motivazionale.

Se ognuno di noi ha uno o più obiettivi e se la motivazione è funzionale al raggiungimento dei nostri obiettivi, perché allora perdiamo la motivazione o, peggio ancora, non riusciamo a trovarla?

Perché alcune persone trovano la motivazione e la mantengono fino al raggiungimento del loro obiettivo mentre molte altre fanno una fatica enorme a mantenerla nel tempo?

Cosa spinge l’uomo a “muoversi” da una condizione A verso una condizione B

Come incrementare la motivazione nel tuo personal branding

 

Istinto
Dotazione innata presente in tutte le specie essenziali per la sopravvivenza e per lo sviluppo.

 

Bisogni
Stati di carenza connessi alla percezione del venir meno di qualche cosa di essenziale o comunque importante. Sono forze dall’interno che reclamano che la normalità venga ripristinata.

 

Motivi
Spesso sinonimi di bisogni, i motivi sono connessi all’anticipazione di uno stato finale che ne rappresenta la soddisfazione.

I motivi durano nel tempo e inducono, alcuni più di altri, ad impegnarsi per il raggiungimento di mete che comportano il sacrificio o il dilazionamento di altre mete.

 

Incentivi
Oggetti o eventi al cui conseguimento si associa il soddisfacimento di specifici bisogni (un compenso, un premio, un riconoscimento,…).

 

Scopi
Mete ultime del comportamento.

“Motivi, incentivi e scopi implicano che la persona sia in grado di immaginarsi un certo stato-meta e di anticipare il suo raggiungimento e rappresentarsi i punti di arrivo delle sue azioni

 

Bisogni e scopi corrispondono a rappresentazioni mentali che segnano rispettivamente l’inizio e la fine di un percorso motivazionale.

Il percorso motivazionale nasce dalla presa di decisione che comporta il confrontarsi con gli altri, fare ipotesi, prendere alcune scelte e termina con l’intenzione ad agire e la sua realizzazione.

Tuttavia, una larga percentuale di intenzioni resta disattesa soprattutto per incapacità di dare seguito ai propositi con le azioni (di questi processi si occupa la ricerca sull’autoefficacia percepita).

Sull’autoefficacia è importante soffermarsi un momento.

Si tratta di possedere un atteggiamento mentale positivo che ha come scopo quello di fare da contrappeso ai sentimenti auto-svalutanti che ci assalgono quando siamo davanti alle difficoltà.

L’assenza di autoefficacia paralizza la forza delle nostre motivazioni e incentiva emozioni frustranti.

La motivazione quindi, ritorna come la risorsa fondamentale per allontanare le emozioni negative, ma senza un obiettivo chiaro e prefissato la sua forza propulsiva difficilmente potrà mantenersi viva a lungo.

Alla ricerca di un obiettivo

Come allenare la motivazione del tuo personal brandig

 

Gli obiettivi ci aiutano a capire dove vogliamo andare, quali scelte fare e quali decisioni prendere.

“Avere un obiettivo sul lungo periodo ti impedirà di essere disturbato dai tuoi fallimenti sul breve periodo”

(James Cash Penney)

Ma come facciamo a sapere se è davvero un obiettivo quello in cui crediamo e siamo disposti a sacrificarci o se invece si tratta dell’ennesimo desiderio?

Esiste una tecnica giapponese detta “dei 5 perché”, utile a determinare la motivazione profonda che si nasconde dietro ad un vero obiettivo.

Consiste nel chiedersi il perché di quell’azione, di esaminare la risposta e di chiedersi di nuovo perché e così via per 5 iterazioni.

Se entro l’ultima risposta non si ottiene una motivazione in linea con l’obiettivo, allora sia l’obiettivo che le azioni intraprese sono superflue e consumano inutilmente tempo ed energia.

 

Un esempio:
Supponiamo che “Tutti i martedì prendo una pizza con Giorgio”. Magari lo faccio “perché Giorgio mi propone argomentazioni interessanti”, importante “perché ciò mi permette di avere un rapporto sociale significativo” e magari dopo un altro paio di perché sono motivato a farlo “perché questo contribuisce ad un’appagante rete sociale che mi rende felice”: ho conferma che questa è un’ottima ricorrenza! Se dopo cinque perché, invece, ottengo solo “perché non ho di meglio da fare” o “perché è un’abitudine”, magari farei meglio a trovare altre attività, o altre persone per me più interessanti con cui prendere una pizza.

 

Avere chiaro il perché delle proprie azioni, rende più chiaro il nostro obiettivo che a sua volta da una spinta alla motivazione.

Fare qualcosa in cui crediamo è la chiave per trovare una motivazione stabile e aumenta le tue possibilità di mantenerla nel tempo.

Attenzione però.

“Crederci sempre” non è una strategia e non è sufficiente ad allenare la motivazione.

Nemmeno la lettura delle frasi motivazionali ci salverà da quella vocina fastidiosa e insidiosa che ci suggerisce che tutto quello che stiamo facendo è noioso e non ci porterà da nessuna parte.

Questo è uno dei motivi per cui molti professionisti, manager e imprenditori, dopo la prima settimana di entusiasmo, decidono di non “avere più tempo da dedicare ad aggiornare i social”.

Ti è nuova questa frase?

Il piano d’azione

Come motivare il tuo personal branding

Non basta dire “voglio essere ricco” o “da lunedì mi metto a dieta”.

Non basta pubblicare un post sui social quando ce ne ricordiamo per poter affermare che stiamo lavorando al nostro personal brand.

Se davvero desideriamo perdere peso è necessario sapere a priori qual è il proprio peso forma, quanto si è in sovrappeso, avere una dieta alimentare consigliata da un nutrizionista, sapere quanti grammi si perderanno ogni giorno, misurare i risultati ecc.

Con il piano d’azione, quindi, diamo concretezza alle nostre intenzioni.

Le mettiamo su carta, ci ragioniamo, raccogliamo informazioni, verifichiamo se l’obiettivo è raggiungibile o meno, costruiamo gli scenari possibili e gli eventuali piani B e C.

Solo così possiamo parlare di un vero piano d’azione, motivante, con un perché e un obiettivo realistico chiaro a tutti.

Riassumendo

Abbiamo visto che la motivazione è considerata come l’insieme dei motivi che ci spingono ad agire per raggiungere i nostri obiettivi.

Il motivo è sinonimo di bisogno ed è connesso all’anticipazione di uno stato finale che ne rappresenta la nostra soddisfazione.

Per capire se quel bisogno è reale o meno, se ci crediamo o se è un mero desiderio, abbiamo bisogno di capire se dietro quel bisogno c’è un vero perché.

Grazie alla tecnica dei 5 perché possiamo scoprire se il nostro è un vero obiettivo.

Avere chiaro il perché delle proprie azioni, rende più chiaro l’obiettivo che a sua volta da una spinta alla motivazione.

Infine, grazie all’adozione di un piano d’azione, diamo forma concreta al nostro percorso per raggiungere il nostro obiettivo con la consapevolezza che la motivazione verrà a darci una mano nel nostro viaggio per promuovere il nostro personal brand.

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